Hello world!

novembre 27, 2008

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Gomorra

novembre 19, 2008

Come avrete notato questo sito web è da qualche mese diventato un mordi e fuggi di brevi articoli, ritorni ed abbandoni, rientri e addii. Oggi ho spiegato a me stesso il perchè coesista in me un’ardente voglia di scrivere ed una innegabile apatia nel farlo. Leggevo infatti che la Camorra avrebbe già diffuso nelle edicole il DVD falso del film Gomorra, attualmente ancora indisponibile nella sua versione ufficiale. Può sembrare paradossale, assurdo, incredibile, ma è proprio così. La Camorra da una parte minaccia di morte l’autore del libro da cui il film è tratto, dall’altra sfacciatamente diffonde il DVD pirata del suddetto film. Ennesimo esempio di malasocietà? Ulteriore segno di decadenza giuridica? Non solo.

Io la leggo come una sconfitta della parola, del giornalismo, dell’inchiesta. Parlare non basta, non serve, ed anzi paradossalmente porge al male un’occasione per diffondersi. Male, mi accorgo di aver usato una parola forte. E’davvero il male la camorra? A questo punto non saprei più. Sbaglia a mio avviso chi la legge come delinquenza spicciola, la camorra è secondo me l’esasperazione di un sentimento sotteso alla società come concepita nei nostri tempi. Siamo tutti un po’camorristi nel momento in cui lasciamo che il profitto guidi le nostre azioni, quando la nostra parola diventa protesta e non proposta.

Mi sono chiesto perchè abbia smesso di vedere Report, una trasmissione che pure ammiro profondamente. La risposta è che non ho più voglia nè bisogno di sentire ciò che va male nel mondo. Non voglio più che i pensieri cattivi trovino spazio nella mia mente sia pure per condannarli. Ecco perchè dopo i vari tira e molla ho capito che non ho più voglia di portare avanti questo sito come ho fatto finora. Ci sono tante, troppe cose di cui parlare, ma le mie parole non sarebbero una reale soluzione ai problemi.

Voglio invece parlare di qualcosa per cui valga davvero la pena parlare. E vivere. Non è la giustizia la cura della delinquenza ma la cultura. E alla cultura spero di dare il mio contributo futuro. Stay tuned.

La scuola secondo me

ottobre 24, 2008

E’ancora vivido il ricordo dei giorni del liceo in cui si vociferava che ci sarebbe stato sciopero. Con certezza non lo si sapeva mai, si arrivava lì davanti cercando di capire cosa avrebbero fatto le altre classi, specie i quarti ed i quinti, e se capitava si chiedeva anche per cosa avremmo dovuto scioperare. La finanziaria – veniva risposto qualche volta – od i tagli alla scuola che a quanto pare ogni governo non manca di fare. Le prime volte io ed un ristretto gruppo di idealisti sceglievamo di entrare convinti del fatto che lo sciopero fosse in realtà una malcelata occasione di non andare a scuola. Dopo alcune volte mi convinsi che se scioperare era sbagliato lo era altrettanto stare a perdere cinque o sei ore della mia vita in un’aula semideserta. E così spesso me ne tornavo a casa a fare del mio. Leggi il seguito di questo post »

Gela caput mundi

ottobre 10, 2008

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Chi vive in una grande città può non rendersi conto di quanto sia difficile trovare un libro in una cittadina di provincia. Prima che l’avvento di Internet consentisse a chiunque di vedersi recapitato un qualunque libro in meno di una settimana, la ricerca di un libro poteva assumere contorni alla Indiana Jones. E a dirla tutta neanche una città come Roma offre quell’assortimento di libri che ci si aspetterebbe da una capitale europea. Ricordo ancora le interminabili giornate passate alla ricerca di un libro scientifico girando stancamente tra le varie librerie universitarie ben sapendo che la maggior parte di loro non si degna di tenere neanche un volume al di fuori di quelli strettamente richiesti nei corsi. Leggi il seguito di questo post »

La droga del credito

ottobre 8, 2008

Non so se i miei genitori avessero qualche potere paranormale o più semplicemente se i miei desideri fossero ragionevoli e trasparenti, ma fatto è che da ragazzino non ho mai dovuto chiedere nulla. Quello che mi piaceva, quello che mi serviva, veniva comprato dopo un consiglio di famiglia tenuto in genere davanti alla tavola imbandita. Si parlava serenamente dei pro e dei contro delle varie scelte tenendo in considerazione la spesa ma senza che essa fosse mai l’unico criterio. Se necessario si spendeva, se si poteva fare a meno non si spendeva. Leggi il seguito di questo post »

Una scrittrice in meno, due assassini in più

ottobre 7, 2008

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Sono cresciuto con l’idea che nei libri ci sia tutto quello che merita di essere saputo. Va bene un giornale, importante il professore, utile la tv, ma alla fine il libro è sempre stato il mio punto di riferimento. Non tutti i libri nascono uguali, naturalmente, ma sono cresciuto con l’idea che “un libro sia sempre un buon libro”. Da un po’di tempo, però, faccio fatica a trovare libri veramente buoni. Quelli che lo sono vengono letti avidamente nel giro di due, massimo tre giorni. Quelli che arrivano ad una settimana sul mio comodino hanno scarse speranze di essere annoverati come buoni. Confesso che in alcuni ambiti ho ridotto il mio affidamento alla carta stampata. Non compro più giornali di informatica, troppo semplicistici e ripetitivi, non compro più giornali di sport, sempre in arretrato rispetto all’attualità, non compro più, se non saltuariamente, giornali di automobili e moto, più impegnati a sottolineare il glamour di questo o di quel modello piuttosto che a parlare della sostanza dei prodotti. Però ci sono alcuni ambiti dove credo che il libro rimanga e sempre rimarrà inarrivabile. Potrà cambiare, evolversi, ma il bisogno di una voce autorevole e meditata rimarrà sempre presente nella società. Leggi il seguito di questo post »

Soldi, soldi, soldi

ottobre 6, 2008

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Soldi, soldi, soldi, il motore del mondo. Stamattina ragionavo sul fatto che si può essere pagati per fare, si può essere pagati per non fare e si può essere persino pagati per fare senza sapere di star facendo.

Un esempio per ognuno dei tre modi dalla cronaca di oggi. Leggi il seguito di questo post »

Tempo di GPL4

settembre 30, 2008

Certe volte Stallman non lo capisco neanche io. Tutti sanno da anni che la licenza GPL, pur straordinaria in molte sue parti, lascia aperto un buco clamoroso nell’utilizzo del software libero come applicazione web. In altre parole, se uso il programma sul mio computer il programmatore deve darmi il codice sorgente, se invece lo uso tramite interfaccia web allora può permettersi di tenerlo per sè. Questo “buco” è quello che ha consentito a service providers come Google di mettere su un impero sconfinato utilizzando software liberi restituendo alla comunità nient’altro che le briciole. Questo “buco” è stato chiuso a partire dal 2002 con la licenza Affero GPL che si sperava venisse inglobata nella GPL3 e che invece è rimasta relegata nel ghetto dei duri e puri. Ieri però sul Guardian è uscita un’intervista di Stallman che metteva in guardia contro i rischi del “cloud computing”, altro modo di indicare l’uso di programmi che girano in remoto sui siti internet (come Gmail per intenderci). A questo punto non so più che pensare. Personalmente uso Gmail con soddisfazione e devo ammettere che non tornerei per nulla al mondo ai programmi di posta in locale come Outlook che mi impongono improbi backup e noiose sincronizzazioni tra i diversi PC da cui accedo alla posta. Tuttavia sono ben conscio dei pericoli che questa progressiva cessione di diritti ai service providers può alla lunga portare. Allora mi domando e dico – perchè mai la GPL3 non ha inglobato le direttive della AfferoGPL? La risposta è purtroppo ben facile da indovinare – per non inimicarsi le grandi aziende che loro malgrado, pur con le briciole, alimentano l’emaciato mercato del software libero. Eppure la GPL era nata proprio per il motivo opposto, ovvero per ristabilire un equilibrio (anche commerciale) tra le aziende e gli utenti. Vedo invece che l’adozione della GPL3, all’inizio stigmatizzata, è stata invece adottata con una certa disinvoltura, segno a mio avviso che non era poi così rivoluzionaria come si era lasciato intendere. Che sia tempo per una GPL4?

Linkografia
Intervista di Stallman sul Guardian
Affero GPL su Wikipedia

Pochi ma buoni

settembre 29, 2008

Qualcuno lo interpreterà come un sintomo di senilità incipiente ma a me piace pensare che sia capacità di pensare alle cose non solo come sono ma come dovrebbero essere. Sin dalla loro prima comparsa sono sempre stato diffidente delle reti di social networking. Questo per almeno due motivi. Il primo è che le considero una sorta di zoo entro cui confinare le persone incapaci di affrontare la realtà delle cose. Internet può sembrare un luogo minaccioso ma questo non è un buon motivo per rinchiudersi dietro la facciata di un myspace. In secondo luogo perchè trovo pericoloso affidare la propria identità ad un sito di qualsivoglia tipologia.

E’appunto notizia recente che Facebook ha deciso di bannare gli iscritti con nomi ritenuti di fantasia. A parte che sarei curioso di capire che algoritmo hanno usato per giungere a questa conclusione ma per il resto ci vorrà ben poco per gli iscritti fasulli a ricrearsi un nuovo account con un nome altrettanto fasullo ma più credibile. In facebook evidentemente non conoscono l’antico adagio italiano di “fatta la legge trovato l’inganno”. Non solo. Un recente articolo del corriere della sera online metteva in guardia gli iscritti a questi social networks contro il furto di identità perpetrabile online. In effetti, a pensarci bene, ci vuole davvero ben poco per farsi credere qualcun altro in uno di questi siti.

Ecco perchè personalmente continuerò a non aderire a nessuno di essi nonostante le pressioni (bonarie s’intende) degli amici. Ed ecco perchè continuerò, pur tra alti e bassi, a portare avanti questo blog in modo indipendente. Pochi lettori ma buoni. Di questi tempi è quanto di meglio si possa sperare.

Linkografia
Facebook bans those with funny names
Come evitare la rete dei ladri d’identità

Voleranno anche gli asini

settembre 25, 2008

E bravi. E magari ora credete anche che abbiano salvato Alitalia. Certo, come no!? Allora crederete anche al fatto che l’Alitalia comprerà prossimamente degli asini che volano al posto degli aerei. Perchè in realtà Alitalia NON POTEVA essere salvata. Parlano i numeri, almeno fino a quando non verrà fatto un decreto ministeriale sulla matematica. Negli ultimi 20 anni Alitalia è stata 19 volte in rosso. L’unico positivo è stato quando KLM ha pagato una multa MOSTRUOSA pur di togliersi dall’abbraccio mortale della nostra compagnia aerea. Un’azienda così a casa mia è da considerarsi GIA’FALLITA. Ragioniamo insieme un attimo. Se ora venisse a casa tua, si, TUA, di te che leggi, Berlusconi e ti offrisse l’Alitalia GRATUITAMENTE…tu la vorresti? Io no. Un’azienda che non produce utili nella mia mentalità è morta, anzi, dannosa. Per la matematica un’azienda vale per quel che guadagna. Possono venire frotte di economisti a dirmi che il cash flow e la ricapitalizzazione e bau bau micio micio possono rendere redditizia un’azienda teoricamente in passivo. Io non gli credo, e voi? Neanche voi di certo, non se riguardassero le vostre cose. Ma dato che l’Alitalia è dello Stato e quindi di Pulcinella, si vada avanti con la farsa. Delle due l’una. Se i dipendenti sono soddisfatti allora non è cambiato nulla. Se non sono soddisfatti allora i sindacati non avrebbero firmato perchè c’era ancora tempo e modo in questo paese delle banane di portare avanti la farsa ancora un altro po’.
Personalmente ho smesso di volare Alitalia da un bel po’, a seguito di tanti di quegli episodi che ci potrei fare un altro blog. Buon viaggio a voi, futuri temerari clienti della CAI.